Siamo a due passi da un complesso di archeologia industriale molto importante, il complesso Ex Saint Gobain. https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/scheda-opera?id=3006
Da qui questo stile leggermente industrial chic.
Come sapete uno dei miei principi è quello di interpretare il “genius loci” di un territorio anche negli interni.
L’altro motivo che mi ha suggerito di operare in questa direzione è una certa evocazione dello stile della committente.
Abbiamo quindi una doppia lettura, una del territorio, l’altra della persona.
Nella residenza come architetto mi pongo sempre in un’ottica di ascolto, per capire bene le esigenze delle persone che mi danno l’opportunità di delineare i loro spazi di vita e fornisco una risposta possibilmente univoca che interpreti le richieste anche in base all’esperienza.
Soprattutto credo nel dialogo in campo progettazione residenziale.
Grazie a questo progetto mi sono fatto un’idea più precisa di come il cosiddetto minimalismo dovrebbe avere un termine differente. Il termine minimalismo, in particolare nelle accezioni più attuali pur essendo un sostantivo è associato a termini come minimal o minimale che sono di fatto aggettivi ed evocano in un certo modo assenza, mancanza. A livello semantico a mio avviso dovrebbe avere un nome che si avvicini più al termine ermetico in senso letterario perché il percorso che si segue in una progettazione di questo tipo è un processo di sintesi che “comprime” per usare una parola presa in prestito dal linguaggio informatico tanti contenuti in poche soluzioni complesse a volte metaforiche.