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L'Oasi di Ines

Descrizione
L’oasi di Ines 
 
Siamo in una grande e suggestiva casa "a ringhiera" di Milano, un luogo che come in un quadro di Sironi contrappone la sua massiccia e isolata volumetria all'enorme vuoto urbano dell’antistante scalo ferroviario di Porta Romana. 
In contesti come questi, si colgono ancora le tracce lontane di una Milano popolare che, trasferendosi nella città, sostituì alla vita sull'aia quella nel cortile. 
 
La biancheria appesa fuori ad asciugare, il privato delle stanze aperto sui ballatoi, i gabinetti comuni ora abbandonati, raccontano delle forti interazioni presenti da sempre in questo tipo di abitazioni. Queste forme di convivenza oramai dimenticate creavano dei microcosmi in cui il privato era molto relativo perché prevaleva una concezione profondamente comunitaria degli spazi abitativi. 
 
Cosa resta di tutta quella forza vitale?  
Molto è cambiato, forse tutto, eppure ancora oggi vivere in queste case implica la volontà di sentire più labile il proprio perimetro. 
La nostra psicologia, quasi con sorpresa, si scopre disponibile a rendere più porosa la propria idea di casa e la dimensione del vicinato diventa parte integrante della nostra identità domestica. 
 
In fondo, se il gatto del vicino continua a entrare indisturbato in casa di tutti è perché questa osmosi non coinvolge solo i nostri simili ma riesce ad affermarsi come principio, superando ogni confine. 
D'altronde anche gli animali hanno da sempre fatto parte delle nostre comunità, e difatti la loro immagine appare dipinta sui muri delle nostre dimore dalla notte dei tempi. 
 
L’idea di uno spazio domestico visto come proiezione di un'armoniosa empatia fra tutti gli esseri potrebbe rappresentare l'obiettivo stesso delle nostre utopie. 
Proprio attorno alla tavola, una comunità interspecie si riunisce per trasformare il luogo del convivio in luogo di consapevolezza e così: uomini, animali e ogni altra cosa diventano il mezzo per cogliere il senso della vita. Il cibo non è più un mero prodotto da consumare ma diventa quella misteriosa materia di cui ci alimentiamo e di cui facciamo parte. 
 
Poco distante da questa "riunione di famiglia" prende forma uno scenario più astratto; volevamo suggerire la presenza di un paesaggio circostante giunto alla sua massima sintesi, ci serviva una sorta di sfondo capace di accogliere tutto, alludendo ad una spazialità infinita. Volevamo che i colori delle piume, i suoni delle stoviglie e il profumo del bucato potessero trasformarsi in esperienza percettiva, ci serviva decostruire il visibile ... e paradossalmente volevamo rappresentare tutto questo nel locale più piccolo.  
E' nata così l'idea di allestire una mostra personale su Ellsworth Kelly nel piccolo bagno: attraverso comuni piastrelle colorate siamo andati a riprodurre alcune opere del grande maestro dell'astrattismo americano. Aiutati dalla griglia modulare delle piastrelle 10x10 cm, abbiamo riproposto i suoi famosi pannelli fatti di ritmo, colore e gioia, nella speranza di riuscire a raccontare anche noi l'estasi del vedere. 
Superficie
36mq
Località
Milano
Tipologia
Planimetria